Brucio

venerdì, aprile 28, 2006

L'urlo

Il dolore.
Uno spettacolo sul dolore. Ma non il dolore di cui ci farciscono. Pieno di coppie-scoppie-reality-irreality.
Parlo del dolore che non tiriamo mai fuori. L'urlo che teniamo dentro.
Lo spettacolo di Delbono che ho visto mercoledì sventra.
Sventra e tira fuori. Tira fuori il cuore ancora pulsante e sanguinante,la morte,la ritualità. La fottutissima verità.
L'insufficienza della vanità,dell'opulenza,della religione,della cultura. Basta con le storie d'amore,gli eroi,le metafore.
Solo il rieccheggiare delle parole,delle pagine lette sopra il dolore che urla.
Forse una lontanissima consolazione nell'ancestrale che si esprime nel canto popolare voce di tutti e nessuno,nell'innocente ignoranza,nella follia.
I folli sono pastori di ribellione. Santi.
Tutto quello che è vero è dolore e santità.
E noi passiamo il tempo a mascherarlo, a nasconderlo; a cercarci brillanti,vincenti,sistemati,con i nostri obiettivi,i nostri inutilissimi discorsi orgogliosi,i nostri banalissimi e residuali amori.
La nostra insulsa insoddisfazione intellettuale,l'auto-consolazione snobistica, i pianti inutili vengono ridicolizzati.
Ed è un teatro italiano. E questo vuol dire non americano. Vuol dire non un altro merdosissimo musical moralistico. Vuol dire italiano. Vuol dire Totò,Pasolini,Giovanna Marini. Poi allora si può anche parlare di Ginsberg ma per salvarlo dalla cultura e dalla contro cultura e tutte le altre cazzo di culture che ci limitano ambientando e recintando la genialità per farcela immaginare progresso,scatola,libro o nei casi più poveri spiegazione del mondo.
Quando l'invenzione filosofico geometrica del ciclo riporta tutto al teatro del dolore c'è la scoperta;proprio la differenza tra tivvu del dolore e teatro del dolore. Una differenza che sa unire l'intellettualità pasoliniana alla genialità del folle analfabeta. E non una confezioncina di lacrime pomeridiane che ti faccia sentire fortunato o partecipe.
Ma già distinguersi è un limite,un legaccio al mondo soverchiante di cui sei ingranaggio.
Ma se ancora ho un respiro per urlare Dio salvi il teatro e lo spettacolo di Delbono.

mercoledì, aprile 26, 2006

25 Aprile

Un giovane dispetto della vita. Un bivio preso male. O ancora una divina distrazione.Le ipotesi si sprecano ma di miracolo si tratta.
Certo provvisorio,certo fragile,certo finito ma ci sarebbe da non dire proprio niente.
Che non sia mai che qualche angelo vada a riportare al dio della sfigs che mi ha perso di vista.
Che quello poi si vendica.
Ma non ci sarà vendetta che mi toglierà quello che è stato ieri.
Anche se è strano.Strano stare da questa parte,strano sentirsi in due,strano vedere il telegiornale.Miracoloso ritrovarsi filo-governativi e innamorati.
Bello avere Bertinotti al posto di Casini.
Bello averti a portata di mano.
Bello rivedere giornalisti in tv,belle persone come Enzo Biagi.
Bello sapere che devi andare via all'una ma che sei ancora qui alle quattro.
Bello pensare che per una volta sono come la maggior parte degli altri.
Libero e felice.
E se come al solito dovesse durare solo un giorno era giusto che fosse il 25 Aprile.

lunedì, aprile 24, 2006

Un bacio

1

Presi due birre al chiosco. Beppe sembrava capire la mia fretta,forse qualcosa negli occhi.
Dopo essere salita a prendere il disco che le avevo prestato atterrammo sul molo del locale dove fino a poche ore prima avevo suonato.
Prima c’era qualcuno con noi. Ma fu liquidato senza troppe premure. Io, a dire il vero,avrei sportivamente lasciato il campo in precedenza,quando ancora eravamo al locale, ma le mie chiavi lasciate in una delle tasche della sua auto mi astennero da qualsiasi beau geste.
Al pallore arancione della radio ci stavamo parlando troppo vicini. Il crescendo della musica si fece inevitabile. A me venne quel caldo al sangue che fa stringere gli occhi.
La fortuna è un certo buio con una certa musica.
Ci stiamo baciando,ci stiamo baciando…ti rendi conto?
E più è incredula,più non riesce a fermarsi.
Io la rassicuro con una evidente bugia. Non ci stiamo baciando. Non ci stiamo baciando per niente.
Ogni volta che ci interrompiamo rimettiamo indietro la canzone ed è come se mettessimo indietro anche noi.
Se le sensazioni fossero una realtà mi uscirebbe il cuore dalle orecchie e dagli occhi,piangerei e riderei,dimagrirei,metterei indietro l’orologio. Ma invece lo metto avanti. Poi lo posiziono in un’ora che non può essere né avanti né indietro;semplicemente e completamente fuori.
Ci metto passione in un bacio io.
Ricapitoliamo.
Non è il momento.
Ok,facciamo solo un calcolo. Tre beck’s,tre chupito…
Niente,lo faccio dopo.
Si dicono cose belle. Io però non ce la faccio. Si dice anche stiamo rovinando tutto. Cioè,questo lo dice lei. Poi dice che però lo vuole. Poi che lo vuole ma che non lo voleva e che non sa se lo vorrà ma che lo vuole. In effetti è precisa. Fatalista perfino.
In una botta di ironia delle mie solite e intempestive dico sono cose che succedono.
Poi mi scappa da ridere; non so come ma la chitarra entra in auto. Avevo scritto una cosa per lei;ma ora va decisamente modificata.
Ho scritto una canzone che è scaduta prima di essere suonata in pubblico. Forse basterà cambiare qualche parola. Non mi accorgo di pensare a voce alta. Ma va bene lo stesso. Cosa? Chiede. Forse basterà cambiare qualche parola,ripeto. Quando? Domani. In fondo è la verità. Sento la sua testa sul mio petto. Una testa bella,ovale,le mani si prendono e si lasciano. La chitarra mi si accovaccia a fianco. Sono in mezzo.
Il mare notturno non può imporsi,il volume nell’auto continua a salire.
Io non credo sia proprio ubriaca.
Mi fermo,me lo chiedo un po’ più seriamente. Decido di fermarmi. Si ristabilisce l’ordine. Per un momento restiamo ognuno al suo posto,forse solo ancora per mano. Decido di cambiare discorso un secondo. Scendo e vado a pisciare. Sono pure caduto.
Se ne sarà accorta?
Okay,rientro in macchina. Temperatura sanguinea azzerata,volume abbassato,sangue e occhi da soldato. Parliamone.
Niente da fare. Ci baciamo ancora. E ancora.
Io credo che sia scoppiato un contatto. Fisico. Siamo stati ore ed ore insieme nelle ultime settimane. Forse troppa attenzione a non sfiorarsi,a non credere che,a non è che poi e tutta una serie di distanze decisamente eccessive per la voglia di stare insieme che strabordava. Troppo rispetto per due tipi che di normale hanno poco. E che col freno a mano hanno poco a che spartire.
Personalmente ne avevo bisogno;mi sono sentito più tranquillo e appagato in un rapporto totale. Mi è sembrato più vero,più da uomo,più da me.
Lei era più scombussolata.
E questo mi fa sentire egoista. Difficilmente sono triste da egoista però.
Il materasso su cui mi stavo buttando era di quelli stra-rinforzati. Mai la mia testa si è permessa di pensare a un fidanzamento con lei. La sua età è una porta che non si può aprire. Sarebbe come ucciderla.
Sarebbe come chiederle di strozzare il suo essere ragazza per pretenderla donna o esigere da me di ammazzare l’uomo che sono diventato nella speranza che tolta poi la buccia cadavere ne riesca sotto il ragazzo che ero.
Anzi,che non ero.
In questi casi mi torna sempre in mente il Pelassone. “Uomo vecchio” mi chiamava.
Perché non sei mai soddisfatto,sei sempre irrequieto,ti complichi sempre le cose. Gli piaceva la mia ragazza e non gli andava giù che a me non andasse bene quella santa donna. E poi per tutto;non ti va bene la politica,la compagnia,la musica che mettono alla radio,i locali che frequenti. Mi rimproverava di non saper essere un ragazzo come gli altri.
Penso sempre più spesso a quelle notti passate a parlare. Ci parlavo bene con lui e lui con me. Mi voleva bene;diceva che ero “comunista” perché suonavo sempre per gli altri. Io pensavo e si scherzava ,tipo,comunista e uomo vecchio…che ne potrà essere di me? Sarai sempre irrequieto mi diceva scherzando serio. A quelli come noi girano sempre i coglioni. Questione di sensibilità dicevo io. Questione di rabbia diceva lui. E non è una differenza di poco conto. Deve aver pesato quando quattro anni dopo si è sparato in bocca sul lungo Centa.
Maledetto amico mio.
Pensandoci non è proprio della sua età neppure lei.
Io già non sono il tipo che fa il personaggio con le ragazze. Me ne vergognavo già al Liceo quando tutti andavano a fare i fighi con le primine. E non ho nemmeno mai fatto il figo una volta presa la patente con l’auto di mio padre,parcheggiavo dietro il bar. Non mi sembrava coerente. Esagerato,come al solito,ma coerente.
Avevo una correttezza innaturale una volta. Perduta poi come l’innocenza.Eppoi io suono,una donna c’è sempre per chi sa suonare.
Non avere nemmeno per l’anticamera del residuo cerebrale in funzione l’idea di un fidanzamento mi rende più libero con lei. Anche diretto. Impercettibilmente affettuoso. Vivo in un eterno e libero abbraccio. Coi miei metodi,le mie psicoanalisi,le mie ipotesi.
Un’altra cosa che mi è venuta in mente è la mia posizione al bar da Andy Capp. E’ risaputo da ogni cultore del linguaggio del corpo che a posizioni uguali corrisponde attrazione perlomeno intellettuale ed è pertanto mio consueto sport verificare ogni tipo di messaggio fisico negli ambienti sociali che mi ritrovo a frequentare. E’ un mio insano sport.
La verità è che in gruppo i discorsi mi annoiano. Sempre le stesse parole. Sempre il bisogno per qualcuno di imporsi,per qualcun altro di sentirsi interessante,quello che deve raccontare quanto era fuori,quella che deve sperimentare la morale che la distingue dalle amiche. Che palle. Allora mi metto a parlare con i loro movimenti,le loro tensioni nel corpo;le inclinazioni,le parti incrociate,i tic,le smorfie. Guardo i poveri corpi della gente dimenarsi per liberarsi dalle banalità che i ruoli prestabiliti vomitano nelle chiacchiere al tavolo. Inserisco il pilota automatico che mi consente di navigare con agio tra le loro cazzate a cui mi unisco solo di rimando mentre in realtà sono tutto concentrato a parlare davvero con la loro fisicità.
Il gioco non mi riesce se sono coinvolto nel discorso.
Non riesco a studiare una persona interessante.
E’ anche un po’ una fregatura. Ma ha una sua logica. Quando ascolto qualche pezzo musicale che non mi prende cerco di assaporarne la tastiera,la bravura nella voce,il riff di chitarra. Ma se il pezzo mi coinvolge non riesco a considerarlo disaggregatamente. Divento io stesso parte della sua esecuzione. Ne divento l’ascoltatore.
Così il gioco del corpo con lei è stato assolutamente raro. Il minimo indispensabile per rilevare le differenze del suo comportamento alla presenza della sorella e un minimo di rilievo della mia eventuale noiosità.
L’altro pomeriggio,dicevo appunto, mi sono sorpreso al bar nella mia alcolica posizione di Andy Capp e mi è scappato da ridere perché sebbene sia la posizione più intelligente baristicamente parlando è da sempre la più rara. Mai riscontrata. Quando proprio lei mi fa notare che anche lei era nella medesima posa. E senza avere idea di chi fosse Andy Capp.
Lì,ho pensato davvero,è stato incredibile. Mi tornava in mente la posizione da Andy e le sue implicazioni. Baciandoci.
L’ora era ormai indecifrabile,le nostre parole ancora di più.
Valeva solo abbracciarsi forte e tornare a casa.
Tappate tutte le possibili luci del mattino sono svenuto ma già alle dieci avevo occhi spalancati e arsura nella gola. Mi sono alzato e sono andato a bruciarmi il risveglio sul terrazzo,accanto alla picciona che covava. Una sigaretta sarebbe perfetta ho pensato. Se fumassi.
La gente tende a farsi delle domande difficili e a renderle facili grazie alla consuetudine.
Come stai? E’ domanda pesante. Nella risposta presuppone bilanci,pesi,confronti,statistiche,periodi da gestire. Come stai? Quando? Oggi? In questi giorni? Rispetto a cosa? La gente dovrebbe fermarsi,dire parliamone,eh…un attimo dunque,economicamente? Affettivamente? Ti riferisci a ieri sera mica? Ma parli di mia moglie? Eccetera.
La gente dovrebbe farsi domande più semplici almeno quando si incontra per strada. Incontrarsi e dire “7x8?” oppure “la capitale dell’Argentina?” lo troverei più appropriato.
Uno sperabilmente avrebbe la risposta pronta e si scaccerebbe la triste noia del banalizzare le domande che invece le persone dovrebbero farsi veramente.
Io quella domanda,come stai?,me la sono fatta davvero sul terrazzo.
E mi sono risposto “bene” con prontezza.

2

Quando arrivò aveva tutta la faccia seria.
Io non voglio parlare. Parlare spreca le cose. Le parole sono recinti. Quando vuoi spiegare i baci con delle parole è come mettere degli animali in uno zoo. Te li aspetti in un modo e invece sono tutti tristi e assopiti come se non fossero leoni ed elefanti. Ma si sa,quando una donna vuole parlare e non c’è nessun altro nella stanza è proprio a te che tocca rispondere.
Abbiamo fatto una cazzata.
Non mi smuove.
Cioè,io adesso mi conosco e non sarò più come prima.
Neanche io.
Credevo fossi mio amico.
Sono un uomo. Glisso.
Come mai mi hai baciato? Chiedo.
Mettici l’alcool,mettici la musica,mettici le affinità.
Se ci mette anche il ghiaccio mi sento un cocktail.
Non è facile parlare di queste cose e onestamente non si è detto un granchè. Si è capito che lei era agitata e io più tranquillo. Passati i giochi di parole sull’evento il discorso si è rilassato su temi più cerebrali e più familiari. A me interessa il coinvolgimento. Solo quello mi interessa di lei. E quello si ristabilisce in un paio di arpeggi di chitarra. In un attimo sono le tre. Come al solito con lei.
Si alza e dice che non abbiamo risolto niente.
Non mi stupisce ma non lo dico.
E’ una delle poche volte che in sua presenza non dico una cosa che mi passa per la testa.
Se voleva farmi pentire di averla baciata c’è riuscita poco. Comunque insomma la sua insoddisfazione per l’evento non mi lascia proprio pieno di orgoglio. Forse credo di baciare meglio di quanto sia in grado ma insomma un po’ di esperienza ce l’ho. Ma non riesco proprio ad essere infelice. Ho solo una riga di amaro a vederla così schifata di avermi baciato.
Per me il bacio non è mica un diritto,è qualcosa che esplode alla fine di un’avventura.
Non c’è avventura senza bacio forse.
C’è qualcosa che non riesce a dire. Vorrebbe che lo dicessi io. Ma io non lo so o non è giusto che lo dica io.
Devo promettere che non ti bacio più?
Sì.
Okay.
Poi ci ripenso,promesse del genere non sono proprio nelle mie possibilità. Mi spiace,è un rischio che esiste. Ritiro la promessa. Cazzo,che onesto però.
Ci abbracciamo forte. A me non sembra un addio.
Non dovrebbe esserlo.

3

La settimana dopo il citofono mi sorprende in uno dei pochi minuti in cui non la stavo aspettando.
Chi è? Con la solita voce da idiota. Mi sono affezionato a questa gag. Inspiegabilmente.
Ma non è lei.
E’ Anna. La sorella.
Ha un passo più rapido,in un attimo è nell’ascensore e nel tempo di un dubbio appare sorridente nel corridoio. Ciao.
Eva è a casa. Qualche come stai. Qualche ho male qui,fa ancora freddo,che ridere sabato sera e poi il nocciolo.
Eva è in cinta.
Mi viene da vomitare.
Anna,ascoltami,c’è un particolare che è giusto che tu sappia. Io e Eva ci siamo solo baciati. Te lo giuro.
Lo so,ti credo. Eva me l’ha ripetuto tutto il giorno.
E allora,non può essere.
Come,non può essere,ha frequentato solo te. Eravate sempre insieme. Sempre e sempre.
Sì,ma io l’ho baciata e solo una volta.
Anche se è raro l’hai messa in cinta caro mio. E ora bisogna che ne parliamo un attimo bene tutti perché è ora che ci rendiamo conto di quello che succede nella vita e poi… ma io non la ascoltavo più.
Mi ondeggiava la vista.
Ero sul punto di svenire quando mi ripresi: non è possibile mettere una ragazza in cinta con un bacio.
E invece sì,si può, è raro ma succede e il dottore ha detto che è una fecondazione recentissima.
Voglio parlare con lei.
Non adesso.
Perché?
Perché non vuole.
E invece io voglio e le devo parlare.
Sta arrivando.
Io continuo razionalmente a rifiutare la minima possibilità di avere messo in cinta una persona con un bacio. Anche se lungo.
Ascolta,mi dice Anna,facendo pesare il suo ruolo di primogenita e di vero perno di tutta la famiglia,noi siamo persone un po’ particolari. Da secoli ci riproduciamo con un semplice bacio. Solo con lei la tradizione si era interrotta e questo ci ha fatto pensare che lei fosse libera da questa specie di incantesimo. Anche perché è la prima volta che accade a una secondogenita. Lei non era a conoscenza di ciò. Non perfettamente perlomeno.
Quando Eva arrivò piangeva solamente.
Non riuscivo a dire niente.
Ero l’uomo più inculato della storia e penavo per una ragazza in lacrime.
Ora dobbiamo dirlo ai miei.
Disse mentre io cercavo di svegliarmi dall’incubo.

4

Il paese dopo un mese non era più lo stesso.
Io stesso non ero più lo stesso.
La decisione era stata quella di non specificare a nessuno la storia del bacio. Viste le prove della gravidanza non ero voluto entrare nei dettagli neppure con i miei. Per tutti era stato un fattaccio. Inaspettato e indesiderato come tanti che accadono anche qui in provincia per le risate sotto i baffi dei soloni del bar.
Mia madre era contenta,mio padre ironico. Solo a mio fratello la questione puzzava e mi chiedeva di reclamare prove più concrete.
Lui conosceva Eva;mi diceva di assicurarmi di essere il padre.
Io invece mi fidavo. Assurdo.
Le avevo preso le guance tra le mani,l’avevo guardata fissa negli occhi mentre piangeva e le avevo chiesto con fermezza “Mi devi dire con sicurezza e sincerità di chi sei in cinta?”. Tirò un singhiozzo,ma poi con orgoglio e sfida negli occhi rossi disse “ di te”. E resse il mio sguardo. Non l’aveva retto mai. Io le credetti.
Mio fratello per questo invece mi reputò un novello Sangiuseppe. Figurarsi andare a spiegargli quello che non avevo capito nemmeno io. Che l’avevo messa in cinta con un bacio.
A volte la mattina mi svegliavo e mi chiedevo se era il risveglio dall’incubo o dal sonno. Poi arrivavano le incombenze degli operai e delle banche per mettere a posto la casa per i nuovi arrivati e mi rendevo conto che l’incubo era ancora la realtà.
Tra noi le cose erano più irreali che mai. Entrambi evitavamo il problema e di buona lena ci allenavamo a credere che la nostra fosse una vicenda normale. O perlomeno una vicenda possibile.
Non ci baciavamo mai e la mia ironia era devitalizzata.
Dormiva a casa sua e ci vedevamo solo il pomeriggio. Il più delle volte con sua sorella negli immediati dintorni se non anche mia madre che regolarmente mi accusava di non avere imparato nulla da lei.
Ma che tende vuoi mettere? Ma dove le hai viste?
Ma qui il letto va messo per così. Ma non lo hai mai visto come è messo a casa? Ma chi ti ha allevato?
Eva con sconosciuta pazienza rintuzzava le bordate di mia madre e riusciva a imporre con una calma apparente un suo ragionevole gusto.A me pareva di guardare un film.
La parte che affrontai con maggiore freddezza fu la preparazione del matrimonio;come in trance riuscii a convincere tutti a saltare la festa.
Io volevo uscire dalla chiesa e salire su un’automobile rossa e magari scoperta. Volevo andare verso Sud ma andava bene anche la Spagna.
Al suo quarto mese ci sposammo e partimmo.
A Marsiglia mi fermai. La guardai.
Ci guardammo.
Cosa stiamo facendo secondo te?
Non lo so. Stiamo lasciando decidere gli altri.
Gli altri chi?
Gli unici che ci potranno dare una mano;i miei,i tuoi,mia sorella.
Ma tu,ma noi non possiamo decidere niente?
Se vuoi ribellati.
Io non sono più io,mi sembra di assistere a una commedia dell’impossibile.
Perché cos’è il possibile,il probabile,lo scontato? Non eri così innamorato dell’irrazionale? Così esperto del ribaltare le storie?
Io le sollevai la maglietta.
Le guardai la pancia.
Cominciava a formarsi e c’era una grande bocca disegnata.
Come un bacio di Marylin.

5.

In Spagna al limite di una casa sulla strada impolverata Eva faceva un sacco di cose contro sole. Io la guardavo dal divanetto sul terrazzo dove strimpellavo e urlavo nel silenzio rosso di una valle che finiva sulla strada.
Io mi sentivo assurdamente in vacanza,non pensavo né al lavoro in aspettativa né al pancione a cui ormai mi ero abituato.
Ero in vacanza dalla meschinità del bar,dall’ansia di mia madre,dalla furia organizzatrice di Anna. E mi accontentavo.
Eva invece sembrava avere sempre qualcosa da fare. Aveva un aria serena. Sembrava amare la Spagna.
Io ero di troppo. Mi sentivo come se lei fosse a posto così,con un figlio avuto da un bacio. Potevo anche andarmene se volevo. E allo stesso tempo potevo restare e darle una mano se volevo.
Invece ero immobile. Che non sapevo cosa fare.
Cucinava con grazia e serenamente mi serviva con una calma che mi spiazzava.
Io credo che lei non sapesse di rischiare la gravidanza con un semplice bacio. Ma c’era nel recondito della sua anima una consapevolezza che forse realizzava qualche suo sogno strano. Si sentiva come liberata dal peso di una missione che non conosceva.
Quante persone hai baciato le chiesi.
Moltissime fortunello,rispose.
Per un attimo mi tornò il sorriso complice di una volta.
E per un attimo a lei tornò lo stesso sguardo che mi aveva fatto impazzire.
Bevemmo e fu una bella serata.
Il giorno dopo alle stesse ore parlammo con più libertà.
Io prenderò una decisione,le dissi,sto prendendo tempo,cercando di realizzare quello che sta succedendo. Vorrei capire soprattutto perché è successo a me.
Lei disse solo mi sembra giusto.
Tu mi ami? Le chiesi?
No rispose sorridendo. Però non dimentico che mi hai creduto. Nessuno tra gli uomini che ho amato mi avrebbe creduto. A volte penso che questa cosa è successa a te proprio per quello.
E tu? Lasciò cadere portando i piatti in cucina.

6

Lasciando la Spagna espressi il desiderio di venire a vivere lì.
Ma forse era il senso di nausea pensando all’atmosfera che ci attendeva al ritorno.
Si potrebbe,disse solo, ma bisogna vedere cosa ne dice mia sorella.
Sbuffai.
Ero nervoso. Il paese ci attese grigio e cattivo come sempre. Corredino e tovagliolini di ogni colore mi ingarbugliavano lo stomaco mentre tutti erano interessati al count down.
Sarebbe dovuto nascere il 13 Gennaio. Anna ed Eva sapevano fin dall’inizio che sarebbe stata una femmina. Fu solo per assecondarmi che si lasciarono controllare e non fecero un accenno di minima sorpresa quando il verdetto confermò la loro certezza. Io e il dottore ci sentimmo degli idioti.
Nel frattempo quella pancia assurda con lo stampo dello smack di Marylin ormai enorme cominciò a dare dei dolori a Eva che anche dopo il matrimonio stava sempre a casa dei suoi a farsi assistere dalla sorella.
Io capivo dalle pietre nei suoi occhi rossi che era stata una notte difficile e non facevo domande. Sua sorella,ostetrica,con la sua calma olimpica rassicurava i nostri genitori. Mio padre guardava mia madre e diceva “chi meglio di lei la può assistere? E’ sua sorella e fa l’ostetrica” e poi tornava a sedersi. Ogni volta c’era una partita che stava per iniziare.
Anche il padre di Eva sembrava rassegnato a fare una parte passiva. Mia madre e sua madre invece avrebbero voluto sentirsi più utili.
Natale fu un’inondazione di giochi e giochino. Io avrei voluto farne un rogo.
Piansi,la notte di Natale,piansi tutta la notte.
Il giorno dopo Eva mi regalò un libro.
Mia madre un forno e un frullatore.

7

Il 12 fu ricoverata in ospedale.
Mia cugina dottoressa e Anna avevano organizzato tutto. Io ero emozionato. In quella corsia di aspiranti mamme e papà mi sentii uno come loro. Mi feci prendere dalla parte forse. Non so.
Le cose non andarono bene.
Si fecero lunghe,Anna uscii diverse volte con una faccia livida e impenetrabile evitando qualsiasi mio sguardo interrogativo.
Mia madre dimostrò quei coglioni che ha sempre avuto. Passammo tutta la notte ad ascoltare urla e silenzi.
Io e lei. Io e mia madre. Senza una parola e senza un secondo di sonno.
Io non riuscivo a piangere.
Pianse mia madre almeno quando Anna uscì e disse tutto bene ma non si può andare adesso. E’ stata dura. Durissima.
Il 13 mattina alle nove entrai nella stanza;Eva sembrava dormire ma aprì gli occhi. Non riusciva a parlare ma mi prese la mano.
Ho parlato con mia sorella. Andiamo in Spagna entro un anno mi disse.
E io?
E tu fai come vuoi.
La culla era vuota;un solo grande smack di rossetto sul cuscino.
Ma tutti dicevano che amore,che fiore,che bella… come se fossero a guardare una bambina.
Il 15 Gennaio arrivò un mattino inspiegabilmente caldo e soleggiato. Tutti facevano a gara a portare la culla con dentro il bacio.
Tutti scambiavano per shock la mia paura di essere pazzo.
E invece io ero pazzo davvero. Pazzo e consapevole di esserlo.
Il peggio.
Mio fratello mi spiava; aveva dei punti interrogativi disegnabili.
Eva si avvicinò. Avvicinò le labbra all’orecchio.
Avevi ragione,un bacio non è la fine del mondo. Tornerò a trovarti la prossima settimana.
Venga pure dottore,ho finito. Devo andare. Ora può legarlo.
Ciao grande uomo.
Un bacio.

Fiducia

Lunedì e io non faccio il ponte.
In compenso sto recuperando il cattivo umore;mi mancava. Sono i miei sbalzi.
Quelli da cui ti sto tenendo al riparo.
Quelli da cui ti proteggo.
Semplicemente non vedo le cose come stanno.
Non sono obiettivo.
Non sono capace ad accontentarmi.
Devo controllarmi.
Devo.
Devo?
Intanto Genova è una panchina non mi ricordo la salita sopra la questura.
L'amaro in bocca.
L'alcool.
Cos'hai?
Non me lo devo far più chiedere cazzo o impazzisco.
Vabbè,un po' di fiducia dai.
Un po' almeno.

venerdì, aprile 21, 2006

Jed cerca di stare dietro ai discorsi difficili

Ieri il trio si è ricomposto e abbiamo guardato Crash.
Io l'ho rivisto. A me era sembrato violento. Intensamente e interiormente devastante. A Anna è sembrato buonista,perfino natalizio nel finale.
Mi ha stupito.
A Mara è sembrato un film sull'abuso del potere. Sulla pistola e il suo significato.
Anche lei mi ha stupito.
Io continuo a pensare che sia un film sul fatto che la gente che non riesce a comprendersi ha bisogno di scontrarsi e viceversa; però mi han detto che è una cazzata.
Abbiamo finito anche per parlare di buddismo;Anna ha citato anche le sue recenti letture su Schopenhauer per fare riferimento alla felicità come emancipazione dalle tensioni del desiderio e delle aspirazioni.
Concetto che mi lascia contrariato.A me che la felicità data dalle soddisfazioni sia effimera non dà fastidio. A me interessa quella felicità. Non liberarmi dalle insoddisfazioni.
Sarebbe come non innamorarsi per liberarsi dal ansia di non scopare sempre.
Vabbè questo esempio fa un po' acqua.
Oggi suono.
Questo è il vero Crash.

giovedì, aprile 20, 2006

Jed e il mondo diverso

Ieri ho visto questo film strano e bello che si chiama "l'albero di Antonia". Con Anna e sua sorella.
E' stato un film strano,dolce,amaro e fatalista. C'è stato bisogno di un sacco di cioccolato fondente per arrivare alla fine. Stasera guardiamo Crash.
Io l'ho già visto ma mi piace l'idea di riguardarlo ancora con loro.
Il film di ieri era la storia di quello che può nascere da una donna;tutta la vita e la morte che sa generare. C'era qualcosa di pessimista nelle dinamiche che si sviluppavano ma anche tanta vita.
Poi c'era tanto della cattiveria e dell'ingenuità del paese piccolo. La cittadina dove vivo attualmente non è così piccola ma dei limiti della sua mentalità abbiamo parlato tanto con Anna.
E penso che ne parleremo a lungo.
C'è un legame sotterraneo tra la cattiveria e l'innocenza che non riesco a comprendere. E' come se fosse più evidente la violenza in certi contesti.
Antonia rappresenta il compimento paziente di una famiglia nuova,accogliente,diversa. Geniale,perversa,composta da tutti i reietti del paese e governata dalla protagonista con decisione. Oltre il bigottismo,il male di vivere,l'arroganza dell'ignoranza. Io l'ho trovato un film di protesta;di rivoluzionaria gioia di un nuovo modo di intendere la famiglia e lo stare insieme.
Dentro c'era quel respiro di tolleranza olandese che spazzerà mai troppo presto l'alito puzzolente e reazionario dei nostri Giovanardi.
Io mi sento sempre pronto per un mondo diverso.
Io vivo perchè questo sia il progresso.

mercoledì, aprile 19, 2006

Baci

Che dire di ieri sera?

martedì, aprile 18, 2006

Crescendo

Patatrac.
Un bacio lungo. Lunghissimo. Con della musica stupenda.
E un abbraccio.Sì gli abbracci sono patetici ma sai.
Questo è l'inizio di un racconto che sto scrivendo; parla di un ragazzo che mette in cinta una ragazza con un bacio.Mi diverto un sacco a scriverlo;non so,dovrei anche accorciarlo ma forse mi viene un libro intero.
Poi come al solito butterò via tutto. Ma è divertente.
Questa è stata una Pasqua molto concreta.Poche uscite e tutte precise,con obiettivi mirati e raggiunti.Una Pasqua da ricordare e da soffrire. Da sorriderci sù e da non dormirci.
Pasquetta in Francia,all'aeroporto a vedere partire Mirtilla.
Ma anche un concerto coinvolgente,un molo infuocato,un ragazzo triste coi capelli rossi,una piccola lezione (che pagherò)alla sperduta Sand,gli occhi spalancati un'ora prima della sveglia.E inoltre,that's incredible! per essere la settimana di Pasqua,due chili due in meno.
Ora inizia una settimana altrettanto importante.
Mi sento come un crescendo dei Sigur Ros.

giovedì, aprile 13, 2006

Metempsicosi

Oggi le uova sono raddoppiate.
La piega naturalistica che sta prendendo il mio terrazzo da quando è stato usurpato dalla coppia di piccioncini mi spinge alla sociologia animale.
La prima cosa che ho notato è che cova anche il maschio. Stupidi animali femministi.
La seconda è che gli animali fanno una vita di merda. Quindi niente fede nella metempsicosi. Non voglio reincarnarmi.
Questa della metempsicosi è una teoria allettante però. Dà sfogo alla fantasia. Sia riferendosi al passato che al futuro.
Ecco,secondo me, se sono stato un animale in qualche vita passata io credo di esser stato un cane,un orso,un pesce,una piovra e un gorilla.
Se potessi scegliere cosa diventare opterei per fare di nuovo il cane e provare a farmi una vita da delfino o da elefante.
Anche l'ippopotamo in teoria non mi schiferebbe.
Non mi dispiaceva neppure il felino ma è un po' di documentari che noto che fanno una vita quasi più grama delle prede.
Se però la metempsicosi si riferisse solo a reincarnazioni all'interno della stessa specie le considerazioni si moltiplicherebbero in libertà. Sicuramente sono stato un antico greco,pensatore socratico, ma probabilmente anche un cow-boy di quelli proprio tratteggiati col primo colore dei film. Mi sembra di ricordare di aver combattuto coi nordisti con poca convinzione,di aver rischiato la diserzione e di essermi poi invece fatto valere in un'azione spregiudicata ma eroica. Purtroppo sanguinosa. Ero a Firenze nel medioevo più buio. Mi salvai dal rogo con un po' di pusillanimità. Avevo fatto un circolo dove pochi scapestrati si burlavano di preti e signori con filastrocche volgari. Fummo scoperti ma recitammo così bene la parte dei bigotti al processo che ci salvammo.
La mia vità più proprompente la ebbi da cartaginese. Guidavo l'elefante. In battaglia calpestavo tutti senza riguardo;mi divertivo da matti. Quando mi uccisero l'elefante dalla rabbia tagliai più di XII romani.
Mi sembra di ricordare un passaggio sulla terra da navigatore di grande fiume;nel Rio delle Amazzoni. Sù e giù per la foresta a mercanteggiare con gli indios. I prodotti della costa per quelli della giungla. Un lavoro tranquillo,non fosse per i serpenti.
Probabilmente sono stato anche un aborigeno,uno di quelli che gli inglesi hanno distrutto con l'alcool,mi hanno sparato mentre cercavo di entrare in un locale dove non potevo.
Ora cosa potrei diventare? Forse il primo Musulmano col senso dell'ironia? O il primo cinese ad applicare il ccnl in Cina.
Sì dovrei essere il primo in qualcosa;me lo sento.
Il primo eschimese a mettere sù una cioccolateria,il primo africano a mettere sù una gelateria,il primo americano a non pensare per bombardamenti,il primo russo a crivere una tarantella.
Se mi reincarno nel 3045 potrei addirittura essere il primo premier italiano indipendente di sinistra (o di sinistra indipendente) con investitura popolare decente.

mercoledì, aprile 12, 2006

Buongiorno

Ieri Jed party.
Finalmente con Vasconcelos. E poi con alcuni ritorni importanti. Poco da dire.
La cosa importante è invece la mia lotta con la picciona.
Erano alcuni giorni che mi svegliavo con un tubare alla finestra; regolarmente tiravo la mia pallina di carta contro il vetro e l'amore aviario si allontanava. Poi alcuni giorni fa uscendo sul terrazzo avevo scoperto che sotto lo stenditoio gli uccellastri stavano preparandosi un nido d'amore che io ho subito disperso. Inoltre ho anche urlato diversi "Sciò" e "qua o si paga l'affitto o nisba".
Non domi i piccioncini (sempre gli stessi,li riconosco ormai)hanno tentato di annidarsi dietro i tavoli di compensato che non butto via per misteriosi motivi che si accompagnano all'ovvio "non ho alcuna voglia di fare tre piani con dei pesi simili".
Qui sotto il nido si era fatto più consistente; e li ho dovuto prendere la scopa. E rovesciare i tavoli in modo che non facessero più da riparo. Ho ripetuto le urla succitate.
La cosa buffa che io vivo in un condominio pieno di terrazzi che almeno fino a Luglio sono praticamente tutti vuoti;niente da fare i due piccioni maledetti hanno deciso di nidificare nel mio.
E' incredibile;forse si sono incontrati lì.
Comunque per la serie ride bene chi ride ultimo...
Lunedì al ritorno dal lavoro mi sono precipitato in terrazzo a controllare che gli animalacci non siano ritornati ed ho ispezionato sia sotto lo stenditoio e dalle tavole;nessuna traccia.
Allora ho guardato il cielo incasinato di grigio e di pioggia che lunedì avvolgeva il mio terrazzo e stiracchiando le braccia mi sono sentito vincitore sulla natura prevaticatrice.
Solo a quel punto un piccolo gemere mi ha fatto volgere verso l'armadio delle scope.Proprio lì accanto la picciona bianca mi guardava impaurita;stavolta aveva proprio l'uovo sotto e cercava di farsi coraggio e non scappare.
Il mio stramaledetto cuore d'oro si è raggrinzito e in un attimo ho realizzato che ormai avevo ceduto agli ospiti.
Vaffanculo io li odio i piccioni però di romperle l'uovo non me la sento e allora via teniamoci anche questa.
Rimarrà il mistero di perchè con mille terrazzi liberi hanno a tutti costi scelto il mio.
Ieri naturalmente la picciona è stata l'attrazione del Jed party. La tipa,ormai avezza alla presenza dell'uomo,non si spaventa neppure più. Dall'altra parte io a certi animali non mi avvicino neanche.
Quello che è certo è che stamattina sono uscito sul terrazzo e ha fatto un verso assurdo che con un po' di fantasia sembrava un buongiorno.

martedì, aprile 11, 2006

L'Italia;un paese con un coglione solo ( ma almeno uno)

Incommentabili i risultati elettorali.
Ma non essere più il paese di Berlusconi è qualcosa di incredibilmente rilassante. E' come se la metà degli italiani avesse chiesto di entrare in Europa e uscire dal Sudamerica.
Speravo fossero di più ma non mi rendo mai conto di troppe cose.
Dimentico sempre che in Italia non si leggono i giornali,non si leggono i libri,non si va al cinema e a teatro,non si comprano i dischi.
Che se facessero un referendum per L'Europa non so se si vincerebbe.
Che Mediaset dopo anni ha gettato la maschera e si è schierata nettamente.
Dimentico sempre che l'Italia è il paese degli evasori.
Che la Sicilia,da ieri è ufficiale,è un paese interamente controllato dalla Mafia. Il voto contro la Borsellino non può significare che quello.
Che c'è gente che si vergogna di ammettere che ha votato per Berlusconi (e fa benissimo).
Che però il 50% degli italiani non guardi più con bigottismo a nuovi tipi di famiglia,non si scandalizzi per Luxuria che mi sembra persona simpaticissima,per Caruso che non è altro che un esponente di forze disordinate ma che esistono in tutta Europa (vedi Francia),non pensi solo ai cazzi propri,al 740,abbia votato contro i propri interessi ma per i propri ideali è qualcosa di meraviglioso che in realtà non era mai successo.
Faccio sempre riferimento sulla gente che incontro nei luoghi deputati alla cultura e mi dimentico degli imbibinati;quello che Schifano chiama da ieri il paese reale.
Il paese anestetizzato invece lo chiamo io.
Insomma,l'importante è che non siamo più berlusconiani. Non siamo più un paese completamente sudamericano.
E ora?
Questa "vittoria" per me non è che la premessa a una sconfitta;governare così è impossibile.
Le mie previsioni sono che si creerà questo grande centro che per nascere sotto l'egida di Casini sta solo aspettando un momento di difficoltà di Berlusconi e che la sinistra si radicalizzerà. Vediamo. La cosa più logica è tornare al voto.
Ma non lo faremo e il centro sinistra si autodistruggerà.
Nel frattempo però Berlusconi non crescerà mai più e quando si perderà contro la balena rediviva l'Italia diventerà un paese diviso tra progressisti e conservatori.
Non è una prospettiva magica ma finalmente quasi europea.
Essere minoranza non mi ha mai depresso,mi basta non essere più preso per il culo.

lunedì, aprile 10, 2006

Giorni furibondi

Speriamo che sia un giorno nuovo per L'Italia.
Ma sicuramente è un nuovo giorno per me. Comincia un periodo nuovo proprio oggi.
Un sacco di cose iniziano questa settimana in ogni campo. E io non vedevo l'ora,quasi da essermi rovinato le ultime due settimane ad aspettare questa. Cosa di per sè non buona,lo riconosco. Comunque siamo al dunque.
Questa settimana suono,questa settimana so se vado a Berlino,questa settimana so se riesco a vedere Springsteen,questa settimana torna Anna,questa settimana torna Mirtilla,questa settimana forse torna E,magari me ne vado io e torno da qualcuno,chissà,questa settimana so quando inizia l'Estate.
Poi c'è Pasqua,poi c'è Pasquetta,poi c'è qualcuno che mi ha regalato un uovo bellissimo ( si chiama Wilson e ha le orecchie!!) e qualcuna che si è sfidanzata e che ha dimenticato la grappa a casa mia. Poi torna anche Lafrance prima di tornare a Formentera. Poi verrà anche Pox. E Giovedì potrei andare a vedere i Sophia.
Poi,poi,poi....
Sembra che un miliardo di cose si siano date appuntamento questa settimana.
Amo i giorni furibondi.
Perchè mi rendono furibondo. Voglio prendere Venerdì di ferie e dormire un minuto al massimo ogni notte. Voglio accumulare un tensione insopportabile e farla esplodere al concerto di Sabato,voglio confondermi,voglio l'autoradio a volume 28,ho voglia di Astral Weeks e di People are like season,voglia di Dylan bootleg 1975 e di suonare.
Vediamo che succede,speriamo di avere anche una buona notizia stasera.
Sabato sono andato a vedere Beppe Grillo. E' stato più grande che mai. Eravamo in ottomila,ci ha tenuto zitti e attenti per tre ore. Quell'uomo fa delle cose incredibili. Eravamo una decina di noi ,anche gente di centro destra che cercava di non ridere. Non ce l'hanno fatta. E' troppo forte,mille volte meglio dal vivo che nel suo blog.
Bene,carissima Italia,buongiorno a te e buongiorno a me.
Ne abbiamo bisogno.

venerdì, aprile 07, 2006

Storie per farmi amare

Così con uno dei miei scatti tipici ieri sera alle undici sono uscito.
Ammetto subito di aver speso un sacco di soldi e di non essermi divertito. La cosa più bella è stato il parcheggio che ho inventato e scoprire a fine serata che non avevo la multa.
Ah,di bello c'era anche Astral Weeks nell'autoradio;un disco magico del grande Van Morrison (vabbè,ex grande...ma sarebbe un discorso lungo).
Dentro il locale invece c'era solo tanta gente.
C'erano due ragazze che mi piacevano ma non son riuscito ad "interloquire" e forse è stato un bene perchè con le poche persone che ho interloquito non è che sia stato brillantissimo.
O forse è stato un male e la mia mancanza di brillantezza è dipesa dal fatto che non ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con gente interessante. Vai a sapere.
Il fatto di uscire è stata più una reazione a una settimana tutte le sere a casa con tanto di Jed party saltato e quindi anche se penso di aver fatto bene a farmi un giro mi sentivo un po' addosso la sensazione di essermi sforzato.
Bah,speriamo di aver,come si dice,rotto il fiato per il week-end.
Sono un po' annoiato.
Questa settimana si sono accumulate un po' di noie in ogni campo ed è come se vivessi per aspettare la prossima quando praticamente tutte avranno uno sfogo;non è bello perchè io sono abituato a vivermi le cose giorno per giorno e non capisco perchè,per esempio,me ne frega così poco che sia ormai week-end (discorso elezioni a parte,quelle le aspetto da 5 anni...).
Vediamo chi conosce questo blog sa quante cose mi cambiano in testa ogni minuto.
E quanto mi piace raccontarlo.

"...La ferrovia mi corre in testa
il treno vola sulla costa
È triste che piova quando è festa
ma sto bene.
Ho sempre posto nella mente per fatti di strada e cose grandi
non faccio troppa differenza se sto bene.
E l'anima si perde
giocando con il mondo
e canta per la gente ancora
ed io sto bene,
bene
ancora amato e calpestato
perduto e ritrovatovoluto e dimenticato
ci credi a un uomo mai finito?..."

(Da "Storie per farmi amare" di I. Fossati)

giovedì, aprile 06, 2006

Cosa conta

Saltato il Jed party.
Uffi,però c'erano troppe defezioni. Diciamo la verità,si poteva fare lo stesso. Ma forse non avevo voglia di fare la spesa,eravamo 5 sicuri,5 insicuri e 5 che arrivavano dopo cena e un po' per pigrizia un po' per orgoglio verso le 5 ho rimandato. Meglio,saremmo più caricati per il Jed party di Pasqua.
Il Jed party di solito mi da' la carica. Già ieri parlavo di uscire tutte le sere e oggi invece ne sono meno sicuro. Vediamo cosa mi ispira la giornata.
Ho questa clamorosa mezza voglia di andare in discoteca sia stasera che domani. Boh,strano. Lo so che mi fanno male queste accoppiate ma a volte è come se avessi bisogno di sentire che ci sono,che mi metto in gioco,che vado in mezzo agli altri. E allora via al solito prezzo di passare poi la domenica a dirmi che io troppo in mezzo agli altri non ci devo stare.
Boh,vediamo stasera.
Sarà anche la claustrofobia di questa campagna elettorale,la pena che mi hanno fatto Capuozzo e il "fedele" Confalonieri ieri,il pensiero di ritrovarmi ancora una sera a sentire i galletti che starnazzano su ogni canale. No,stasera esco e festeggio.
Non so ancora cosa ma ora che la Polo Fragola respira di nuovo come si deve è il caso di farla sgambare un po'.
Dalla settimana prossima si torna a suonare.
Conta sempre e solo questo.

mercoledì, aprile 05, 2006

E poi dicono che l'ironia...

Continua il mio periodo Rino Gaetano.
Periodo strano non fosse altro che io non ho mai davvero avuto un periodo Rino Gaetano.
Meglio.
Mi sento abbastanza scazzato,relativamente Nuntereggaepiù,qualche volta Cogli la mia rosa d'amore,addirittura Aida come sei bella.
Sicuramente Tu forse non essenzialmente tu.
Poi dici che uno si butta sul lavoro.
E così io mi sono buttato sul lavoro. Ho deciso di respirare mezza settimana e ieri ho rinunciato al cineforum;non era sera da "bestia nel cuore". Sarà bellissimo ma mi sapeva di pesante e con disprezzo nei miei confronti (mi sento in colpa quando non so affrontare qualcosa perchè pesante) ho detto quello che non so mai dire;no.
Spero di riprendermi da oggi. Perchè stasera c'è il Jedd-party.
Titolo? Berlusconi è un pezzo di merda,stronzo,pirla,faccia di culo e cagone detto in senso ironico.
Dopo questa settimana apatica riprendo il volante delle mie serate. Penso di uscire tutte le sere,spero anche lunedì naturalmente.
E spero in qualche conferma che sto aspettando tra musica e ferie.

martedì, aprile 04, 2006

L'idiota e l'ubriaco

Mi sono abbastanza divertito ieri a vedere i due galletti scannarsi.
Sono stati bravi e perfettamente in linea con il proprio personaggio. E credo che abbiano rassicurato i propri elettori sulla propria forma personale e abbiano ancora più confuso gli indecisi. Anche se forse li hanno motivati di più a votare perchè mi è sembrato un bel dibattito.
A me è piaciuto più l'idiota. Soprattutto per quello che ha detto sull'Irak. Ma io sono un tipo che (in certi casi) apprezza le formalità e tendo a dare alla politica una forma adeguata e diffido delle forme circensi.
Per esempio io quel dito finale del Berlusca me lo sono quasi sentito nel culo.
Sull'Ici ho riso molto. Lì ho pensato davvero che si può perdere con orgoglio contro la politica dell'annuncio a una settimana dal voto. Sono prontissimo. Non sono più triste. Perdere contro certe minchiate dette così alla fine mi va benissimo. Se perdevo per colpa della sinistra mi sarei depresso ma contro tali cazzate perdere è un orgoglio.
Però capisco che la sensibilità per le forme non può essere comune. Sull'ubriaco ho cambiato idea con il tempo;ho pensato per anni che il suo grande limite fosse democratico.
Ora invece penso che la sua sia una chiave politica, anzi anti-politica. Ho confuso il fascismo che in effetti non c'è stato con lo sfascismo.
Lo sfascismo piace agli italiani. Anche perchè non c'è più molto da perdere. E allora via tutto. Chissenefrega,finchè c'è la salute. La politica del basta che pago meno io.
Lo scontro alla fine mi sembra questo; tra la politica e la non politica.
La politica,con i suoi burocratismi,le sue ampie vedute,i suoi cancri,la sua serietà e la sua mancanza di brillantezza e di appeal,le sue oscurità.
E l'anti-politica con la sua arroganza,il suo smart,la sua facilità,la sua "meglio un uovo oggi",la sua pubblicità,il suo essere alla luce del sole.
L'italia ha avuto sempre questo bivio tra andare avanti tutti insieme anche piano e far andare avanti chi ce la fa. La scelta oggi si è fatta imprescindibile,urgente. Sono in ballo la meritocrazia,l'efficienza,la chiarezza,la pace sociale e i principi della politica.
Credo che il contenuto della scelta della prossima settimana sia questo.
Io per ragioni più che altro etiche e di forma appunto ho già scelto anche se non ho ancora deciso nel dettaglio quale segno privilegiare. So solo che non voterò verdi,Mastella,margherita e Comunisti italiani.
Mi auguro che cambi il mio paese perchè anche se non sono nazionalista come diceva Rino Gaetano è il mio paese e io ci sto.

"....Si dice che in America tutto è Ricco tutto è nuovo,
puoi salire In teleferica
su un grattacielo e farti un uovo,
io cerco il rock'n'Roll al bar e nei metrò,
cerco una bandiera diversa senza sangue sempre tersa
Ma ci ripenso però, mi guardo intorno per un po'
e mi accorgo che son solo,
In fondo è bello però , è il mio Paese e io ci sto..."

(Rino Gaetano 1950-1981)

lunedì, aprile 03, 2006

Senza vento

Alè.
E' calato il vento forse.
Che palle a volte essere così. Schiantarsi sempre dalle stesse altezze. Parlo con pessimismo forse ingiustificato ma lo devo dire.
Sarà l'insulso week-end che ho passato. Quasi surreale. Un deserto la città,la lite con mio fratello,sarà che boh.
Sarà che finisce sempre così quando vuoi troppo.
Dal di fuori sembra tutto a posto;ieri c'è stato anche un bel fritto misto sulla spiaggia,sono bello e abbronzato,è tornata la Pox e siamo usciti incontrandoci poi con la Iva,la Germania e la pitonata.
Ve la ricordate la mitica pitonata? Eh...
Rivedere la Pox dopo quattro mesi è stata forse la cosa più bella dell'weekend. Però ha avuto davvero pochi avversari. Invece tra le cose brutte oltre alla citata lite con mio fratello,da l'altro ieri detto "l'idiota", si schierano il senso di nausea per le reti mediaset,l'apatia di sabato sera almeno fino all'arrivo di Clarabella,i problemi con la polo fragola,i casini per iniziare i lavori a casa dei miei e i problemi per il locale quest'estate.
Di questo bellissimo inverno pieno di amore e di persone eccezionali sembrano essere rimaste solo le solite briciole. Ma anche senza "fede" una cosa si è salvata. Più forte degli anni scorsi,più forte dei passati schianti;una certa voglia di reagire. Ho un grande mese davanti e delle nuove cose da fare:Grillo,Sophia,Bologna,il concerto di pasqua,forse una nuova collaborazione...
In fondo il vento non è contro come al solito;è solo calato di colpo.
Ce la posso fare ancora forse.
Alè.