Brucio

venerdì, maggio 26, 2006

Nessundorma '92

Avevo una bella ragazza vicino. Non era dolce ma nemmeno sensibile.
Mi piaceva moltissimo e io le piacevo. Un po' ad intermittenza però.
Era il periodo che sfidavo certe incostanze a gesti. Inutili gesti d'amore.
Io avevo altri vizi. Tipo l'infedeltà. Credetemi,avevo bisogno di amore da tutti e a volte da chiunque. Ma questa è un'altra storia e insomma non è che si fosse fidanzati.
Tanto per.
Il Nessundorma mi insegnò ad uscire da solo. Io che ero sempre e solo uscito con i "miei amici".
Imparai ad andare a vedere. Suonavano.
E dai Sensasciou al gruppo cecoslovacco era tutto un precipizio di serata e di ore piccole.
Tu andavi,a piedi, lungo quelle vie sempre così più grandi la sera rispetto al caos che le rende piccole di giorno e poi arrivavi. E qualcuno trovavi. Vincendo l'imbarazzo di essere venuti da solo con un pò di alcool e con altri trucchi. Improvvisavi una fretta,accennavi a un motivo ed eri lì. A volte con la massima libertà dopo il concerto si tornava a casa accennando un vissuto nei passi e sporgendo gli occhi al cielo arancione di questa città ancora non proprio aperta al suo mare come adesso.
Invece spesso qualcuno spuntava. Uno che dava lo stesso esame,uno che veniva dalla stessa provincia,uno che non si sa come si era finiti a parlare insieme.
E intanto scorrevano i primi Cavalli marci,i Blindosbarra,la Rosa tatuata,gli U Boot,eccetera...e tu lì. Ad aspettare di aver vissuto.
Ma mi sto perdendo come un illuso perchè lei era bella ed era lì,proprio nel '92.
Io avevo una fretta diversa.
C'era questo nuovo talentuoso cantautore,benedetto da Guccini e maledetto da una Milano che cominciava a vomitare la "Milano da bere" che aveva appunto bevuto.
Proprio per questo (che non è dato ricordare) lei non rise. C'era qualcosa da un altra parte. Forse una stupidissima festa,forse una maledetta discoteca. E lei proprio davanti al locale disse "io non ci vengo lì".
E io presi il mio orgoglio e il mio coraggio e glielo dissi duramente in faccia; "Va bene,andiamo da un'altra parte".
Ma mi giravano i coglioni.
Persi così la prima e pertanto storica apparizione cittadina di Vinicio Capossela. In seguito non fui spesso così gentile con chi aveva programmi improvvisamente diversi dai miei.
Rincorso al Tenco,sfiorato al Primo Maggio,non ho più raggiunto quel piccolo diavolo benedetto;fino a ieri. Al suo concerto Vinicio ricordava quella sera anche se all'inizio non ricordava il nome del locale.
Io però sì,ed è riaffiorata quella scena. Quell'inutile gesto. Ed è stato perfetto ricordare con la meravigliosa calotta cranica di Anna sulla mia spalla.
Una calotta che amo.
E ho pensato che quel buchetto del '92 ieri era talmente riempito che a volte la vita ti dà proprio quello che volevi solo quando è veramente il caso di viverselo.
Anna vale tutto questo. E' il mio amore presente mentre una canzone abbaraccia il teatro;ovunque proteggi questo mio bacio pensavo.
Poi ok,i miei maledetti sbalzi d'umore. I miei silenzi macabri. Che fanno paura anche a me.
Il suo tempismo nel darmi sfiducia. La mia facilità alla deriva. In quei casi avrei bisogno di un abbraccio di una dozzina di ore.
Ma non incrinano una giornata perfetta. Cominciata con un altro Van Gogh,intensa fino a Wharol e soccorsa da due neri d'avola fino ad essere vagheggiata per sempre in viaggi e progetti in un futuro di foga e di fuga.
Basta andare via che tanto non è l'amore che va via. Il tempo sì...ma quello non mi pesa. Davvero.
E più sto con Anna più andrei via. Anzi più la porterei via. Da tutte queste chiacchiere che le buttano intorno,da questa gente avara che non la adora e non la preserva. Che non perde tempo e se' stessa per conoscerla. Da questi zombie che le mordono il culo per farla sentire sola. Per omologarla e inghiottirla. E restituirmela sputata un giorno.
Anna crede che mi pesi tanto qualcosa ma non sa che non è l'età. E nemmeno la gelosia. Sì certo le piccole bugie,ma le dimentico in un attimo.
Soffro le sue paure.
Perchè sono quelle che avevo io.
Ma la porterò via a costo persino di accompagnarla.