Brucio

giovedì, marzo 02, 2006

Il re

C'è stato un tempo in cui ero il re.
Poi c'è stato l'esilio.
Poi ho amato il mio popolo.
E questo è stato l'errore più grande.
Dovevo restare sfuggente e irraggiungibile senza farmi sfiorare dalla polvere;magari risalire sull'astronave. Ci sono stati tempi feroci in cui non riuscivo a lavorare e univo l'Italia intera.
C'era un lungo tappeto di gente che sfiorava le mie parole,che mirava il potere delle mie dita e la mia prontezza.
Le decisioni erano la mia forza e l'umanità la mia maniera;potevo anche piangere e rubare. Con un solo sospiro unire due giorni,con un solo gesto tornare la sera.
Avevo Roma e Bologna da guardare e un bacio al giorno da ogni donna di questo regno.
Avevo gente sulla punta di piedi per vedermi e labbra sulla testa per elargire il mio umore.
Chi mi trattava male finiva male,chi mi trattava bene tornava sempre. Avevo una cugina,una mamma,una zia,un amico e mille amanti. Avevo un gradino alto come un palazzo.
Sceso dal sole ho toccato troppo bene.
E sincero come un ragazzo ho perduto il mantello e scambiato lo scettro con una pizza.
Poi non c'era più nessuno. Solo qualche sputo e qualche velenosità.
Ora attendo un regno migliore e un'altra ferrovia che lo attraversi.
Ma qui una volta io ero il Re.