Brucio

martedì, luglio 04, 2006

Perso

Non perdo un centimetro della tua pelle.
Non si salva niente dalla mia furia affettiva. E mentre ci mischiamo io sento.
E sento il vuoto dei bicchieri che bevo che non è di bere che ho bisogno.
E il caldo della stanza che è un cielo immobile e soffuso,un orizzonte dentro.
Sento il legno del bagno e la sabbia delle piastrelle.
Tu forse non sai che io inizio a far l'amore quando ancora sono nel labirinto delle tue scale,quando entro e col fiatone mi siedo sul gradino del corridoio per togliermi le scarpe.
Quando ancora scegli il cd da mettere in camera.
Quando mi specchio nello specchio che in bagno ancora non c'è e mi trovo perfetto per l'amore.
Quando proviamo a leggere una pagina.
E ringrazio Vonnegut per i suoi capitoli brevi,che in qualche modo non mi fanno perdere la storia di "Ghiaccio nove".
Non perdo un centimetro con la tua crema per le mani e per i piedi.
Fino a parlarti dentro.
E il mio lutto quotidiano di lasciarti la mattina per questa storia forse inventata dagli egizi del lavoro si divora la mia colazione.
Mentre scendo le scale sento un palazzo diverso e ogni volta un particolare di queste nuove porte da passare,di queste anime a distanza di muro che esprimono una nuova realtà nelle mie mattine.
Un pensiero alle porte del mio palazzo;così lontane e orfane del mio precipitare dalle scale col pianto eterno del sonno.
E mi pare tutto fragile. Proprio nei giorni in cui qualcosa non è mai stato così forte.
Hai ragione,c'è qualcosa di tragico nel nostro amore. Di letteratura classica e romantica. Noi. La tragedia di amarsi davvero. Di lasciare il mondo definitivamente. Di vivere gli altri come un inciampo del nostro viverci. La paura del delirio. Il conoscere i nostri limiti di pazienza e affidabillità decisamente pericolosi per un amore così ingombrante,così grande.
Che esce dal cofano e dal bagagliaio,rende impossibile la guida,superfluo lo specchietto. Straborda in ogni cosa,allaga qualsiasi ora.
E' una paura stupida quella di ragionare sul palloncino. Ma non scoppierà questa storia nonostante tutto il fiato che io ci metta. Si gonfierà indifferente alle spine che abbiamo sempre avuto.
Perchè sarebbe già scoppiato.
Da sempre mi diverto a capovolgere. A vedere il giù e il sù in modo diverso.
La stessa iconografia della vita come cammino mi sta stretta. Non vedo la linea della mia vita,non ne vedo il passato e il futuro. Vedo un presente con dei ricordi e dei miraggi. Un eterno presente. Che filosoficamente non muore.
Siamo così lontani da ieri e da domani da poter ridere piano della idiozia della vita moderna.
E amarci dove gli altri non sanno.