Brucio

lunedì, gennaio 02, 2006

Vin brulè olè

Dopo aver mangiato l'impossibile non pensavo che qualcosa avrebbe potuto salvarmi dalla digestione ed invece il capodanno in piazza mi ha regalato qualcosa che non mi aspettavo: il vin brulè.
Bello caldo dolce mi scaldava le mani e liquefava il mio esofago intasato mentre tutti zompettavano nel loro dovere auto-distruttivo.
Mi ha fatto un pò schifo l'opulenza strabordante scaccia crisi di queste feste ma,si sa,ne abbiamo bisogno. Siamo senza speranza come dice la poetessa Merini da un mollicoso Tg1.
Ah,lo facessero fare a lei il discorso di fine anno a reti unificate...
E comunque il vin brulè dicevo. Me lo giocavo tra le mani e lo assumevo elargendo generoso l'offerta che era chiesta in cambio e che era destinata ad un'associazione che promuoveva adozioni a distanza per bimbetti bosniaci. Tutto diventava dolce intorno a me,mentre la band sparava jamiro a tutto volume per la piazza classica arancione dalle luci sparate sulle torri. Vagheggiavo a questo proposito su un sitema di illuminazione che cambiasse colori al centro storico.
Ok,lo ammetto,ne ho bevuto molto vin brulè.
E vabbè.
Molto successo ha avuto la mia poesia (?) di inizio anno. Una sfilza di rime sul metro della poesia di Natale di mia nipote. Sapete quella "tutti vanno alla capanna per vedere una gran cosa...". Eh,io in un eccesso di benevolenza verso la mia penna,ho scritto qualche rima con cui ho chiesto al nostro Signore se mi faceva fare a me la divinità per un annetto.
Un tripudio.
Ma non si è fatto vivo nessuno.
Mia mamma per festeggiare meglio la prima sera dell'anno l'abbiamo dovuta portare al pronto soccorso,per una ferita curata male che le faceva male da morire.
Io nella sala d'attesa in mezzo a quell'ansia tipica degli ospedali provavo la vera ebbrezza della vita che in 24 ore ti sbatte dal vin brulè alla preoccupazione e al silenzio.
Tutto a posto.
Jed up and down presente anche nel 2006.
Buon anno a tutti.